domenica 11 maggio 2014

Acido Lattico - Il Domenicale #44

L'UOMO DAL FIORE NEL BAVERO


Portava sempre un epitelioma infilato nell'asola del bavero della giacca, lo chiamavano l'uomo dal fiore nel bavero. Era un garofano rosso, ma lui diceva in giro che si trattava di un candidato della lista Tsipras; nessuno aveva chiaro quello che intendesse dire con ciò, ma quando glielo chiedevano rispondeva abbassandosi i pantaloni e mostrando il pacco. Sì, nascondeva proprio un pacco nei pantaloni, attaccato alla vita e pendente sopra le mutande. Sulla scatola c'era scritto: se non hai fatto il classico è ovvio che non sappia che il greco non serve a niente. Il che suscitava ilarità, stranamente, negli interlocutori, ma nessuno osava porre altre domande tipo: perché porti quel pacco?

Era un intellettuale di sinistra, nel senso che utilizzava principalmente la parte sinistra dell'emisfero cerebrale, ovvero quello maggiormente qualificato nella percezione analitica della realtà. Ciò non era vero, però suonava bene 'percezione analitica della realtà'. Suonava niente male anche il pianoforte in un quartetto jazz, che però era composto da cinque persone, ma non gli piaceva dire cinquetto. Infatti si dice quintetto e forse era anche per questo che non gli piaceva. Spesso comunque si dilettava nel armonizzare su tonalità blues anche il diaframma di Adinolfi, un politico obeso della sua città che portava la barba, ma solo per poter far parte del partito di centrosinistra. Un giorno però, quando i colleghi scoprirono ciò, gli praticarono una liposuzione e fu chiaro che non era effettivamente un ciccione, ma faceva finta per poter indossare le bretelle e farsi sculacciare da camionisti gay.

L'uomo dal fiore nel bavero, invece, continuava a girare per la città incuriosendo i passanti. E ammettendo di non aver mai visto una partita di polo perché odiava l'idea di cavalli costretti ad indossare le Lacoste. Alle elezioni non avrebbe votato, ma assicurò sua zia che se lo avesse fatto sulla scheda avrebbe scritto 'camionisti gay per Adinolfi'.

(Fabio Bellacicco)