lunedì 5 agosto 2013

Acido Lattico - Il Domenicale #19






L'INCIDENTE



È lunedì, e già questo non depone a favore del mio risveglio. Ogni mattina, per 6 giorni la settimana, il giro è sempre lo stesso: prima accompagno mio figlio a scuola, fa le elementari, quando è estate lo accompagniamo a casa di mia suocera; poi accompagno mia moglie a lavoro, lei lavora in un call center, e poi me ne vado nel mio studio a svolgere il mio lavoro di architetto.

Dopo aver lasciato mio figlio da mia suocera, mi sono immesso sulla circonvallazione, oggi voglio cambiare strada, percorrere sempre la stessa mi annoia. Mi accorgo sin da subito che c’è una confusione tremenda. Credo che oggi non arriveremo in orario.

Trascorrono 5 minuti e sono solo con mia moglie in auto, è come se avessi una sconosciuta familiare accanto. Lei inizia a lamentarsi del caldo.

“Ma che caldo che fa oggi, è terribile! Ma perché c’è tutto ‘sto caldo?” dice lei con un tono lamentoso.
“E’ normale, è luglio” rispondo io seccato da quell’osservazione inutile e quella domanda furba.
“E che confusione, ma che fanno tutti? Ma non ne hanno da fare?” continua lei forse per impedirmi di distrarmi lasciandomi andare a mille pensieri che potrebbero portarmi a comprendere ogni enigma del mondo.
“Ci sarà chi va al mare e chi va a lavorare. Questa confusione alle 7:50 del mattino è insolita, specie in una stagione in cui tutti potrebbero dormire di più”.
“Ma perché c’è tutta questa confusione?” ritorna a dirmi lei mitragliandomi di domande una più intelligente dell’altra.
“Non lo so, cosa vuoi che ne sappia? Posso ipotizzare un incidente!”.

La discussione ovviamente non finisce lì. Marisa, mia moglie, mi tartassa di domande, del mio cervello ne fa spremuta, lo rende inutilizzabile per le prossime tre ore almeno, e io al massimo fra mezz’ora devo essere in ufficio e non posso permettermi di dormire sul lavoro o perdo i clienti. Inizia a parlare di nuovi elettrodomestici che servono in casa.
“Ma non vanno bene quelli che abbiamo? Non sarebbe meglio preoccuparci di mettere qualcosa di lato per situazioni di crisi e/o imprevisti?”, commento io innocentemente.
Lei non ci sta.
“Il lavoro della casalinga è il lavoro più stressante e pesante di ogni altro lavoro, lo dicono pure in TV”.
“In TV dicono un sacco di stronzate”.
“E chi pulisce casa? Io!”.
“Anch’io ho pulito un sacco di volte casa, puoi forse negare che non ti dia una mano in tutto? Meriteresti di avere Danilo come marito”; Danilo è un amico nostro che in casa non fa un cazzo a parte bere birra e guardare la TV, soprattutto partite di calcio - salvo poi diventare appassionato e specialista di qualunque pratica sportiva venga trasmessa in TV e che abbia una connotazione mondiale - e a lavoro la fatica non aumenta. I suoi argomenti preferiti sono il calcio, le moto e le macchine. Al di là dei suoi argomenti preferiti, ama anche dare nozioni di tutto anche se è vistosamente carente. I professori lo preferivano impreparato e gli davano 6 piuttosto che sorbirsi le sue puttanate irrazionali. Non so perché ma questo prototipo d’uomo è ben visto da mia moglie e dalle amiche sue.

Se mi lasciasse un po’ ai miei pensieri forse potrei risolvere questo enigma, ma lei non vuole.

“Ma cosa vuoi, io sono stanca, penso a tutto io, sono stressata, non ce la faccio più, io così non posso più andare avanti” dice lei iniziando ad urlare.
“Poi ne parliamo” dico, ma solo nella speranza che si stia un po’ zitta.
“No, tu fai sempre così, ‘poi ne parliamo’ e poi non ne parliamo mai, io ti conosco ormai”. E’ vero, ha ragione, in verità non ne vorrei parlare proprio.
Lei continua, continua, continua e alla fine dico “va bene, compriamo quello che vuoi”. E lei si calma.

Siamo ancora impoltigliati nel traffico e anche io inizio a dare segni di escandescenza. Inizio a strombazzare nella speranza che il suono spinga avanti le macchine. Non funziona.

Mia moglie inizia a criticare questo o quell’amico per aver fatto quella o questa scelta.
“Avrà valutato le sue scelte, spero”; “Saranno problemi suoi”; “Se per lui non è un problema perché dovrebbe esserlo per noi?”. Sono le risposte standard per ogni sua osservazione.

Inizia a commentare criticamente questa o quell’altra passante. Prima per i capelli in disordine, poi perché ha scarpe vecchie e sporche, poi perché le ragazzine di oggi non hanno pudore e vanno in giro mezze nude. Salvo poi rimproverarmi se guardo mezzo secondo in più queste ragazzine mezze nude. Non ha vergogna di fare capire a queste signorine col culo di fuori che io le guardavo e che lei è gelosa. L’unica parte che non fa notare è che è stata lei ad indicarmela, io sarei stato distratto da pensieri ben più importanti, del tipo: minchia poi dovrò parcheggiare, che palle!

Nel frattempo abbiamo fatto un po’ di strada. Si capisce che c’è stato un incidente. Mia moglie continua a vomitare parole, non la reggo più. La prossima volta vorrò essere io la vittima di un incidente. Toglietemela di torno, ve ne prego, vi pagherò gli alimenti a vita!

“Ma cosa fanno tutti… guarda, guarda, hai visto?”
“Cosa?”
“Tutti rallentano, si fermano, guardano e poi dopo, molto dopo, vanno via! Suona! Digli qualcosa, perché stai lì zitto, non vedi che ore sono?”.
“Tu monti alle 9:00, sono io che avevo appuntamento alle 8:45, che ti incazzi a fare? Se io sono tranquillo…”
“E poi che gli dici al cliente?”
“Che c’è stato un incidente. Una volta nella vita tutti abbiamo tardato a causa di un incidente, sono sicuro che capirà”. Iniziavo a pensare che avrei fatto una chiamata al signor Frangetti appena mia moglie fosse scesa dalla macchina.

Si continua a camminare, nel frattempo sono passati 25 minuti. Mia moglie ha protestato e urlato contro di me per ogni singola persona che ha rallentato, si è fermata, ha guardato le macchine incidentate, ha fatto le sue considerazioni, ha espresso i suoi giudizi ed è partito via.

Finalmente è il nostro turno, da adesso la strada torna ad essere scorrevole. C’è un’ambulanza e una pattuglia dei Carabinieri, due macchine fracassate. Per me può andare. Metto la seconda, marciavamo già pianissimo.

“Fermo!” mi urla mia moglie.
Mi fermo spaventato.
“Guarda qua che c’è, cosa dei pazzi. Quello doveva essere contromano, per forza, guarda che faccia da delinquente che ha, sembra drogato”.
“Va beh, è tardi!”
“No! Fermo. Guarda come si sono ridotte le macchine. Pazzesco. Menomale che non si sono fatti niente”.
“Tu che ne sai? Magari a qualcun altro se lo sono già portati via”.
“Ma se l’ambulanza è qua”.
“Mica ce n’è una sola. Posso andare?”
“Sì, sì, vai”. 


(Claudio Favara)