domenica 11 agosto 2013

Acido Lattico - Il Domenicale #20


GENTE SENZA GRINDCUORE




Quando penso a questo paese l'unica cosa che mi viene in mente, degna di rappresentarlo perfettamente, è Sara Tommasi. E non è assolutamente una frase contro Sara Tommasi, non sono un maschilista sadico, cinico, che infierisce sui problemi altrui. Non saprei neanche come giustificare il parallelo, ma credo che la distruzione di un essere umano, commentata quotidianamente da una folla inferocita e vile che nasconde le proprie opinioni dietro uno schermo, sia perfetto. Sara Tommasi mi sembra la vittima perfetta di una società in cui nessuno è colpevole e quindi tutti lo sono. Il frutto maturo di una società cresciuta tra riviste gossippare e televisioni berlusconiane, che vuole il sangue senza sporcarsi le mani, che vuole la rivoluzione ma commenta sprezzante o razzista quelle che avvengono nei paesi arabi, che non disdegna vittime occasionali alle quali sarebbero meglio riservate delle cure specialistiche che un seguito continuo di sfottò pecorecci.

Sara Tommasi. Di fronte alla malattia, malattia mentale per di più, un uomo un minimo civile si ferma, quali che siano le cause. L'italiano, in media, non sembra farlo. Quella italiana non è una società civile, e somiglia molto di più di quanto non voglia ammettere ad uno di quei paesi arretrati dove lapidano le donne o venerano i meteoriti, che trovano saltuario sfogo nella crudeltà en passant o nella castrazione giuridica, fittizia e agostana, della caricatura fatta male d'un despota.
Un paese destinato ad una crisi economica e civile senza fine, con una classe dirigente criminale e pericolosa soprattutto quando si mostra nelle vesti ipocrite e innocue di un baciapile compromesso, sordido e furbetto come Letta. Strettamente apparentata con il berlusconismo più insidioso, volutamente cieca e sorda allo sfascio del paese, capace di operazioni di marketing bieche sulla pelle dei suoi stessi ministri.

Da cui il paragone con la Tommasi, come l'italia, abbandonata alla sua autodistruzione a reti internet unificate.

In questo intravedo qualcosa sinistro, violento, cupo. Come il sound dei Cripple Bastards. Tutto la filippica di cui sopra era infatti in realtà un'introduzione a "Senza Impronte", eccellente prova del miglior, e più nero, gruppo grind italiano. Che non solo vi consiglio. Verrò proprio a casa vostra a conficcarvi gli auricolari nel cranio se non li ascoltate.
Come promette il titolo, si tratta di un compilation omicida e senza compromessi, un ideale momento di tranquilla riflessione marzulliana sulle nostre ricche e splendide vite interiori, di servi e complici, in un sistema che macina quotidianamente vittime tra indifferenza, allarmismo posticcio a scopi pre-elettrorali, pinguini della vodafone.
Io vi avviso, teneteli d'occhio, convertitevi al crust grind se non l'avete già fatto. Prima che sia troppo tardi. Prima di ripetere qualche jingle studiato con tecnologie linguistiche. Ritrovate un'autentica, bellissima incazzatura.

I Cripple Bastards saranno la soundtrack ideale alla fine del vostro paese, il contrappunto perfetto all'agonia di una società combattuta tra nichilismo e narcisismo, che non sentirete introdotta da Linus nella trasmissione "mindcontrol buonista chiama italia". I Cripple sono impresentabili che flirtano con il male assoluto; non lasciano margini di speranza alla fine del tunnel, non si dilungano in democratici parlottii, in spirargli salvifici. Ridono della redenzione, conoscono e disprezzano l'essere umano tout court. Sanno che la cronaca nera, sovrabbondante e gore, lungi dall'essere eccezione, rivela la natura umana ed è occasione per spietate considerazioni sulla violenza inevitabile con cui il nostro genere, (governo o individuo che sia) risolverà le controversie, alla faccia di qualunque "costituzione più bella del mondo". Il tutto con suoni puliti, studiatissimi, violenti.
L'italia, come recita il loro anthem nazionale in proposito, sì, è una merda.
Si, andrà molto peggio.
Ascoltate "Senza Impronte" dei Cripple Bastards.
E non lasciatene, che il vostro governo vi spia. 


(Matteo Poles)