domenica 14 luglio 2013

Acido Lattico - Il Domenicale #16



IN MEMORIA DI MARIJNE VAN DER VLUGT


Qualcuno mi stacchi da youtube.

Tutti sono concordi nell'affermare che facebook e i social network in generale fanno perdere tempo alle persone, al punto che molte amministrazioni pubbliche li vietano o ne limitano l'utilizzo. Gli psicologi affermano che persone predisposte possono utilizzarli, fino all'abuso, per compensare un vissuto sociale e interiore carente. L'abuso di internet per ora riguarda quattro distinti casi, che vanno dall'overload informativo, al gambling compulsivo, alle dipendenze sessuali. In pratica, dal votante grillino con il cervello frullato dai dati di un sistema mediatico opinabile che non capisce più un cazzo di politica e si affida all'urlatore più in voga, all'imprenditore di Treviso esperto di poker texano che sta per perdere tutti gli stipendi degli operai contro una macchina programmata da un ingegnere informatico rumeno, al timido innamorato a caccia di scollature nei profili di colleghe che ignorano la sua esistenza.
Nessuno spende altrettante parole e analisi per youtube. Il suo successo è un dato assodato e non trattabile. Nessuno analizza specificamente l'utenza di youtube. La quantità ingestibile di contenuti vomitati da youtube. Ad esempio, dal punto di vista di teoria dell'informazione, dei byte processabili dalla mente umana. Per dirne una, e la più facile. L'ossessiva produzione video umana sarebbe un argomento che meriterebbe trattazione a sé, in sociologia, ma quello che mi interesserà capire, anche per il mio bene, sarebbe la specifica dipendenza dai video, le caratteristiche della personalità umana che hanno portato al successo commerciale planetario della piattaforma. La struttura virale che permette transitori fenomeni virali al suo interno.

Per esempio, mi piacerebbe sapere quello che faccio quando ho la bava alla bocca e gli occhi mi si rovesciano all'indietro perché sto guardando il ventottesimo video girato da militari americani impegnati in Afghanistan a tenere basso il prezzo dell'oppio per la Pfizer. Vorrei sapere l'eziologia del mio disturbo quando in stato di trance vado in cucina, rimedio un rotolo di Scottex, e poi torno al computer a digitare su youtube la keyword "prediciottesimo". Oppure quando non ricordo esattamente il nome di un oscuro movimento musicale giapponese in voga per cinque minuti negli anni novanta e passo in rassegna una ventina di video di blasfeme gothic lolita che fanno un growl che manco i suffocation, dimenticandomi quello che cercavo e diventando fan delle gothic lolita.

In sintesi, nessuno mi stacca da youtube.

Io non credo che facebook sarebbe quello che è oggi senza aiuti audiovisivi. Senza trascurare l'effetto dei meme e dei fumetti in stile 4chan, divertenti ma dilagati come una brutta epidemia di acne e altrettanto adolescenziali; senza tralasciare la traboccante opportunità di condividere il sociale di centinaia di persone contemporaneamente. Senza deprezzare tutta la spinta al sistema limbico emozionale costituita dall'opportunità di spiare gli scatti di migliaia di fighette o di colleghe di ufficio. Scommetto che le statistiche sulla condivisione e fruizione di video vedono questi ultimi in testa alla classifica dei comportamenti preferenziali.
Anche twitter sarebbe molto più povero e meno frequentato se le persone potessero veicolare i propri pensieri solo attraverso i 140 caratteri e non attraverso lo sharing delle proprie canzoni e/o video preferiti. Non mi fraintendete. Esistono utenti twitter semplicemente meravigliosi, poeti ultrasensibili che nei 140 caratteri riescono a distillare tutto l'intimismo di cui è capace l'umanità, maestri del paradosso linguistico e del cortocircuito verbale, divertenti provocatori e sexy provocatrici, ma francamente dopo un po' mi rompono i coglioni.

E quindi digito nella barra degli indirizzi quella che ormai è diventata una docile e scivolosa sequenza di caratteri: y o u t - autocompletamento.

E via, una dozzina di video in botta, tutti semanticamente affini l'uno all'altro, perciò tutti interessanti e meritevoli di una spesa in termini di tempo. Vuoi perché tagliati sui miei precedenti ascolti, vuoi perché risultato di un'intelligente categorizzazione dei contenuti, vuoi perché a mountain view lavorano anche esperti di magia nera.

Io soffro un po' di melomania, parola che designava in passato una predilezione patologica per l'opera ma che viene saltuariamente usata per indicare una tendenza compulsiva verso la musica, o addirittura i suoni, in generale. A 16 anni, ad esempio, uno dei miei primi comportamenti di socializzazione era spiare la collezione di musica altrui per stabilire affinità e colmare eventuali lacune musicali. Lacune che all'epoca (ma anche oggi) vivevo come l'equivalente di carenze e voragini culturali che si spalancavano dentro di me e che dovevano essere assolutamente tamponate. Attraverso prestiti di dischi, copie fatte male, ascolti fino a rendere il nastro un fruscio di voci elettroniche dei defunti, piccoli furti o mancate restituzioni. O restituzioni posticipate che nel giusto periodo di tempo diventano furti.
Mi consideravo sufficientemente soddisfatto della mia collezione di CD e audiocassette. A completare la mia impreparazione musicale contribuiva MTV, che negli anni novanta, pure essendo un'ambigua cassa di risonanza del sistema, sapeva emendarsi con programmi controculturali e soprattutto female VJ che valevano rotoli di Scottex dall'incredibile morbistenza. E io ascoltavo tutto.
Per parafrasare un famoso film, credo che se qualcuno all'epoca avesse aggiunto una batteria o piccoli effetti sonori all'audio di un cantiere edile veneto e il mio amico esperto di turno l'avesse spacciato come l'ultimo ritrovato dell'avanguardia grind nipponica dopo le gothic lolita del male, io l'avrei ascoltato estasiato per giorni. Se avessi avuto youtube a 16 anni credo che sarei morto di epilessia a 16 anni.

"Convulsioni al centottantesimo video no-stop. No, non ce la poteva fare. Le convulsioni gli hanno lacerato i nervi ottici, già compromessi. L'autopsia evidenzierà con tutta probabilità anche una serie di danni a timpano, coclea, staffa e nervo acustico. Le ultime keyword digitate sembrano essere suffocation, prediciottesimo, Intervista a Briatore. Una combinazione letale, un brutto caso."

La cosa peggiore è appunto che la mescolanza dei contenuti mi ha reso assolutamente meno selettivo, e proporzionalmente vorace e curioso. Consumo in modo onnivoro e continuo video di qualunque genere, in una fusione panica di audio-video transcategoriale. Posso farmi una carrellata delle migliori intervista di Federica Panicucci e poi passare al rap italiano degli anni novanta, uploadtop da un nostalgico. Rintraccio vecchie VJ olandesi di MTV di cui ero innamorato, esploro intere produzioni video di gruppi ignorati, guardo perfino cagate private amatoriali con l'occhio consumato di un antropologo in una fase piuttosto cinica e terminale della sua esplorazione culturale. Consumo, consumo, consumo. A volte digito *Marijne van der Vlugt, e lascio che spezzoni della sua voce dal cyberspazio mi cullino come solo lei sapeva fare, nel divano del mio salotto.

E il mondo ruota indifferente, popolato di gente che continua a produrre video, grazie anche ad idioti, come quello che ha pensato di dotare i cellulari di una videocamera. Con me, ancora più idiota, che li guardo.

*Se non sapete chi è Marijne van der Vlugt, non sapete cosa sia una voce femminile sensuale, tra parentesi.

(Matteo Poles)