domenica 27 aprile 2014

Acido Lattico - Il Domenicale #43

 S'I FOSSE DONNA



Quella mattina avevo deciso: ero stanco di lavorare come uomo, avrei iniziato a farlo da donna. 
Non ero intenzionato a travestirmi, truccarmi o altro, perché purtroppo non avevo a disposizione né abiti adeguati né cosmetici da quando la mia ex moglie mi aveva abbandonato per quell'ingegnere aerospaziale. Ciò che mi serviva era semplicemente un neonato e devo ammettere che anche quello, come i vestiti e i trucchi non sarebbe stato facile da reperire; ma conoscevo la signora del terzo piano, che di mestiere faceva l'insegnante elementare e sapevo che aveva un lattante che lasciava alla domestica almeno fino alle 12.30. 
Così, mentre il portone stava per chiudersi, infilai la mia scarpa destra bucata sul lato destro tra le due ante riuscendo ad intrufolarmi nel palazzo. Salii di corsa al terzo piano e bussai alla porta sbagliata, poi a quella giusta. Ad aprire come avevo previsto venne la domestica e non il neonato, la salutai con educazione e con un po' meno rispetto la colpii in testa con una scatola di Tavernello. Non so perché ero convinto avrebbe avuto lo stesso effetto di una bottiglia di vino della stessa capienza volumetrica (la pubblicità è spesso ingannevole e comunque non mi ero mai laureato in ingegneria aerospaziale come l'attuale compagno della mia ex moglie). La signora non cadde per terra, ma rimase parecchio turbata e forse si contenne anche da una risata, ma prima che potesse aprir bocca la spinsi dentro l'appartamento, chiudendo con la scarpa destra bucata sul lato destro la porta, la imbavagliai e legai ad un termosifone con i lacci della scarpa, questa volta sinistra non bucata su nessuno dei due lati. 

Dato che la mattinata era già iniziata da un po' e che i pensionati sono soliti fare la spesa relativamente presto dovevo sbrigarmi. Perciò trovai il box del bimbo e lo presi, poi però accorgendomi che era troppo ingombrante optai per rubare solo il bimbo. Corsi in bagno e scovato il barattolino di terra della mamma sporcai ben benino il faccino paffuto del piccolo per renderlo più credibile ed anche il pigiamino; gli tolsi il pannolino e gli diedi da bere tantissimo, accorgendomi di aver sbagliato il complemento di termine diedi da bere tanta acqua anche al neonato. Mi scusai con la tata e scappai via. Avevo corso per diversi isolati giusto per assicurarmi di ridurre le probabilità che qualcuno del posto potesse riconoscere il bimbo (è vero non mi ero mai laureato ma un calcolo delle probabilità sapevo farlo anch'io, dopotutto la statistica è pur sempre la scienza degli sfigati).
A quel punto una volta trovato il supermercato assunsi la mia tipica postazione di lavoro, questa volta con l'aggiunta del neonato, che devo ammettere mi faceva tanto mamma donna, sperando che ben presto tutta l'acqua che gli avevo dato avrebbe fatto il suo effetto e si fosse pisciato addosso. Mi sedetti proprio lì accanto alla porta d'ingresso, o di uscita se la guardiamo dal punto di vista di maggior fatturazione, infatti i clienti sono soliti essere assaliti dai sensi di colpa principalmente quando guidano carrelli della spesa già stracolmi. Sì, di lavoro faccio il mendicante e nel nostro settore le donne sono decisamente più premiate degli uomini, cosa volete che vi dica viviamo in una società femminista e bisogna darsi da fare per acquisire i loro stessi diritti lavorativi. Quella mattina, da donna, incassai più del doppio.

Morale: i termosifoni in casa sono pericolosi, meglio l'impianto a pavimento e comunque mai comprare i diritti in un discount il sabato.

Fabio Bellacicco 

(Immagine concessa gentilmente da Gipi senza aver letto il racconto, ovviamente, perchè sennò...)